La china come strumento di realizzazioni fantastiche nelle opere di Deianira
di Elena Gavardi
Anna Ornella Dell’Acqua, in arte Deianira: proprio il caso di dirlo “in arte”, perché Deianira è una vera e propria artista. I suoi lavori sono soprattutto a china anche se non disdegna l’utilizzo di altre tecniche come olio e tempera.
Colpisce la particolarità dei soggetti di Deianira o, meglio, la magia con cui vengono realizzati: sono immagini di alberi secolari, cespugli di fiori, piante che si caratterizzano per l’aspetto “spinoso”, per la sensazione di fredda distanza che incutono e nel medesimo istante attraggono l’astante ignaro nei giochi creati dai rami, quasi fili incoerenti di una ragnatela appena tessuta.
Lo sfondo è reale o verosimile, dal muretto di recinzione che rimanda, in ogni caso, ad altro, a qualcosa che è “oltre” il prato ben tenuto da cui emerge maestoso l’albero dal possente tronco in Preclaro, allo strano deserto da cui sembrano spuntare, come dal nulla, foglie acuminate di un indefinito verde, quasi riassunto dei gialli, rosa, e violetti dello sfondo.
Sono, tuttavia, i cieli a conferire alle opere di Deianira una particolarissima atmosfera chiaroscurale: nuvole cariche di pioggia si confondono con le cime degli alberi, con i tetti delle case. Sono incombenti, preannunciano un’imminente diluvio: ma l’acqua non è sciagura e distruzione, è vita.
(…) A rendere maggiormente l’atmosfera di attesa, di preludio ad “altro”, sia esso positivo che negativo, è una tecnica fondata soprattutto sulla precisione del tratto: il distacco solo apparente dell’immagine si tramuta in un’eleganza di forme e di insieme, a volte una trina di chiari e scuri, altre volte una rappresentazione che ovunque riflette una perizia calligrafica di rara bellezza.
L’ecoline supporta, talvolta, la china: le sfumature dei verdi e dei marroni, possibili utilizzando questi particolari colori ad acqua, aiutano ad approfondire uno sfondo, a porre davanti, in primissimo piano un fiore piuttosto che una pianta.
Nelle ultime opere di Deianira si avverte, invece, una tendenza all’astratto, un desiderio di conoscere altri metodi, altre esperienze artistiche che rimandano all’informale, pur conservando qualche elemento naturalistico di rilievo: ci saranno, quindi, nuove realizzazioni e, conseguentemente, nuovi messaggi da trasmettere. Uno stile peculiare, assolutamente personale, nelle quali luci ed ombre si confondono ancora a creare, da un mondo reale o verosimile, un immaginario davvero fantastico.