Un alfabeto trasformato in vere e proprie opere d’arte
Alfabeto pittorico / ossia / raccolta di pensieri pittorici / composti di oggetti comincianti / dalle singole lettere alfabetiche / invenzione / di Antonio Basoli / professore di ornato / nella pontificia accademia / di belle arti / in Bologna il / MDCCCXXXIX
Chi non ricorda La storia infinita, il celeberrimo romanzo di Micheal Ende?
Nella versione tedesca originale, era stato pubblicato con inchiostro bicolore, rosso per l’ambientazione del contesto reale, verde per quello fantastico.
Tutti i capilettera erano stati illustrati dalla disegnatrice e scrittrice zurighese Roswitha Quadflieg. Ebbene la prima versione italiana, pubblicata nel 1981 dall’editore Longanesi nella collana La Gaja Scienza, conserva il testo bicolore della versione tedesca ma i capilettera sono di Antonio Basoli.
La storia infinita, Micheal Ende – 1981, Longanesi
… l’invenzione è la facoltà di unire in maniera nuova le idee ricevute
Antonio Basoli
Chi è Antonio Basoli
Antonio Basoli (Castel Guelfo, 18 aprile 1774 – Bologna, 30 maggio 1843) è stato un pittore e incisore italiano esponente del neoclassicimo bolognese.
Fu pittore, decoratore d’interni, scenografo, incisore e membro dell’Accademia delle Arti di Bologna.
La sua formazione si è nutrita dell’interesse vorace e costante per le opere dell’arte classica, la letteratura classica e contemporanea, i repertori e le decorazioni, le incisioni di Piranesi.
Basoli, insieme ai fratelli Luigi e Francesco, operò come scenografo, decoratore, disegnatore di sipari, per vari teatri dell’area bolognese. Restano ormai poche tracce di queste sue opere, documentate tuttavia dalla ricca produzione di disegni, acquerelli e incisioni, tra le quali le acquatinte della Collezione di varie scene teatrali, realizzate dal 1821.
Antonio Basoli, scenografie per la “Semiramide riconosciuta” di Meyerbeer
È famoso per i suoi contributi artistici al mondo teatrale: produsse infatti una considerevole mole di disegni, incisioni e acquarelli.
Antonio Basoli è stato decoratore, scenografo e disegnatore di fondali ma la particolarità che lo contraddistingue e che lo rese celebre, era la sua capacità di creare paesaggi e architetture senza nessun riscontro con la realtà riuscendo a realizzare ambientazioni complesse ed articolate di pura invenzione.
Antonio Basoli, Le quattro parti del mondo
Da molti è stato correttamente definito il viaggiatore che resta a casa, individuandone in questo modo la scarsa predisposizione al viaggio ma allo stesso tempo la sua ossessiva curiosità verso tutte le culture del mondo. Le studia per tutta la vita attraverso una maniacale ricerca di testi, disegni e repertori, e le copia in una quantità incredibile di fogli, tutt’ora conservati presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Antonio Basoli, penna, inchiostro nero e acquerelli, cm 54,3×36,4
Indipendentemente dagli scenari esotici ai quali diede vita, Antonio Basoli ha mantenuto comunque un’impronta neoclassica nella maggior parte parte delle sue opere. Lo si può dedurre dalle vedute che rappresentano monumentali città come se fossero imperi maestosi, nei quali l’uomo, minuscolo, è presente ma mai protagonista. Ed è esattamente con questo spirito che compone il suo splendito Alfabeto pittorico: venticinque litografie d’arte in cui riversa con straordinaria energia inventiva, tutti i temi del suo repertorio fantastico, in grado di suscitare incredibili suggestioni spazio-temporali.
“La cartella delle tavole acquerellate, venduta all’editore Vincenzo Marchi nel 1843 e pubblicata tra il 1843 e il 1845, propone un inventario fantastico di tutte le iniziali dell’alfabeto, ognuna delle quali costituisce il principio e il fondamento architettonico su cui l’artista costruisce e inventa sbalorditivi scenari. L’Alfabeto Pittorico, dove le lettere vengono magistralmente incastonate nel corpo di architetture colossali e impreziosite da elementi classici, orientali, neogotici e neorinascimentali, propone un inventario di immagini dove Basoli riunisce in ordine sparso e mette in relazione tra loro suggestioni derivanti da culture e civiltà geograficamente e cronologicamente lontane tra loro secondo “quel gusto ottocentesco che mescola eclettismo architettonico ad esotismo”.
(E. Busmanti, Introduzione, in Alfabeto pittorico inventato dal Professore Antonio Basoli, Roma 1987).
“…alfabeto in calembour del genere di prospettiva o sia tante lettere,
la qual lettera iniziale serve di costruzione all’edificio
o sia del maggior ornamento,
e tutto ciò che serve alla prospettiva
comincia colla lettera iniziale medesima e perfino le macchiette.”
Antonio Basoli
Ed ecco le splendide tavole dell’Alfabeto pittorico al completo che possono essere visualizzate singolarmente cliccandoci sopra. Buona visione e continuate a seguire i miei Pensieri vaganti!
L’Alfabeto pittorico di Basoli riporta le canoniche 21 lettere
dell’alfabeto italiano, con l’aggiunta delle lettere K, X, Y e la cosiddetta
-E commerciale- & (in realtà un logogramma che in antichità veniva spesso usato al posto della congiunzione latina et)
Immagine di copertina: Antonio Basoli, penna, inchiostro nero e acquerelli, cm 54,3×36,4
Ciao Anna,
Bellissimo articolo, grazie per avermi fatto scoprire il mondo di questo artista che non conoscevo.
Una curiosità: nell’edizione italiana de _La storia infinita_ di M. Ende (Longanesi, poi Il Corbaccio) manca una nota esplicativa che renda conto dell’apparato iconografico, e, soprattutto, si è sopperito all’assenza della J in modo “artigianale” e, a mio avviso, anche raffazzonato, dato che l’intervento non viene esplicitato: hanno utilizzato il disegno della & con fotoritocco per trasformarla in J (la stampa dell’edizione Corbaccio è particolarmente piatta, per cui non si vede il ritocco, dato che si vede poco in generale; non so come sia quella della Longanesi). Inoltre, nell’edizione tedesca i capilettera sono effettivamente tali, nel senso che costituiscono la prima lettera del capitolo; in quelle italiane invece appaiono come illustrazioni separate dal testo (che inizia “normalmente” un rigo sotto l’immagine). Peccato perché un libro del genere avrebbe meritato maggior cura grafica e tipografica (del resto l’idea di utilizzare le lettere di Basoli era buona), e chissà se Ende è mai stato informato del fotomontaggio…
Infine: grazie anche per questo bellissimo blog, pieno di cose interessanti… è la prima volta che mi ci imbatto ma credo che lo consulterò spesso!
Luca
Ciao Luca, ti ringrazio per queste tue precisazioni, non conoscevo l’adattamento eseguito dai tipografi per ottenere la lettera J. D’altra parte, considerando che la prima edizione italiana è del 1981 e che all’epoca gli esecutivi venivano realizzati a mano, sono stati anche bravi a farlo, visto la particolarità delle immagini.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che questo libro avrebbe meritato un approccio grafico decisamente diverso, e da qualche parte avevo letto che anche l’autore era dello stesso avviso. Mi pare di ricordare che aveva chiesto una copertina in pelle o cuoio che ricordasse in qualche modo un manoscritto esoterico ma la casa editrice tedesca, preoccupata per i costi, non ne volle sapere, optando alla fine per una copertina in seta. Credo che ne esistano comunque numerose edizioni in giro per il mondo e mi piace pensare che qualcuno, da qualche parte, ne abbia commissionato una copia, rilegata in pelle o cuoio come sarebbe piaciuto all’autore. Grazie per la visita e per il tuo prezioso commento. Un saluto e a presto! Anna