Quando ancora si guardavano le stelle
Philippe Daverio
Il mio pranzo domenicale cominciava immancabilmente sulle prime note della sigla di Passpartout. Come dimenticarle?
Il tuo buffo faccione in primo piano, gli occhialini tondi, l’immancabile farfallino e le cancellature di Emilio Isgrò alle spalle: questa era la mia domenica.
Con il tuo parlare asciutto e senza fronzoli mi hai fatto conoscere luoghi e opere di cui non conoscevo l’esistenza: una immensa profusione di bellezza e poesia.
Portatore sano di ironia e sagacità, curioso e diretto, mi raccontavi il mondo dell’arte condividendo le tue ricerche e le mille interconnessioni trovate, il tutto condito da chicche incredibili su personaggi e circostanze che ne hanno fatto la storia.
Mi hai fatto viaggiare per anni tra le meraviglie del mondo anche quando ti trasmettevano ad orari impossibili. Per questo ti ringrazio dal profondo del cuore, per aver nutrito la mia anima impeccabilmente.
Che il tuo viaggio possa continuare tra le stelle con la consueta grazia, eleganza e armonia, verso nuovi incanti.