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Cos’è un monogramma?
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un post che illustrava un lavoro definendo monogramma due semplici lettere maiuscole, una di fianco all’altra, iniziali di un lui e di una lei in procinto del fatidico si. E qualche mese fa invece, c’era un annuncio dove si chiedeva di realizzare una serie di monogrammi di lettere singole maiuscole.
Purtroppo non è affatto sufficiente accostare due lettere iniziali per creare un monogramma quindi definirle in questo modo è assolutamente errato così come non ha nessun senso denominare in questo modo una semplice lettera maiuscola. Probabilmente intendevano delle lettera maiuscole decorate e in questo caso il termine più corretto potrebbe essere semplicemente lettere ornamentali, iniziali o capilettera (qui potete vederne alcuni esempi realizzati da me oppure degli esemplari di antichi manoscritti).
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Il monogramma è una singola figura grafica,
un elemento unico,
costituito dalla combinazione / fusione /
sovrapposizione / elaborazione
di una o più lettere
(spesso le iniziali ma non solo)
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Due lettere semplicemente affiancate invece, sono acronimi o sigle come ci spiega bene wikipedia:
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Da questa definizione si deduce facilmente che quando Maria e Giorgio decidono di sposarsi, le due iniziali M e G semplicemente affiancate, con qualunque tipo di carattere o anche scritte a mano, sono solo una sigla. E lo stesso vale per chi utilizza le iniziali del proprio nome e cognome.
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Il monogramma deve essere ideato
esattamente come un marchio, seguendo parametri
di progettazione grafica e percezione visiva,
e deve sintetizzare graficamente in un unico elemento,
più nomi o parole
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Qualche esempio di monogramma
Nel mondo della moda, ci sono numerosi esempi di monogrammi. Chanel e Gucci utilizzano un carattere tipografico per le proprie iniziali intrecciandole in modo speculare, creando un unico segno grafico distintivo e riconoscibile.
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Il monogramma della Reggia di Caserta è un ottimo esempio di sintesi stilistica e progettazione grafica.
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Monogramma A O D
Anna Ornella Dell’Acqua
Monogramma H T L
inscritto in un cerchio, firma del noto pittore Henri de Toulouse-Lautrec
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Accosto il mio monogramma a quello del grande artista Henri de Toulouse-Lautrec solo ed esclusivamente perché entrambi sono scritti a mano e formati da tre lettere:
– nel primo caso ci sono le tre iniziali semplicemente intrecciate in modo armonioso restando comunque perfettamente leggibili;
– nel secondo caso le tre iniziali si sovrappongono fondendosi, creando un unico grafema con il cerchio in cui sono inscritte.
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Studi di monogrammi, da sinistra EG – LV – TA – B&C, tratti da:
The Project Gutenberg of Monograms & Ciphers, di Albert Angus Turbayne
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Il monogramma dunque, è spesso il risultato
di una elaborazione grafica
delle iniziali del nome e cognome,
diventando un segno distintivo individuale ma,
come nei casi appena citati,
può assumere anche il ruolo di marchio
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Monogramma come marchio
Nel linguaggio della pubblicità il marchio è un simbolo, un contrassegno originale grafico o figurativo e di conseguenza il monogramma, rispecchiando queste caratteristiche, può assumere anche questo ruolo, come dimostrano numerosissimi esempi, già citati, nel campo dell’alta moda.
Ma non bisogna confondere il marchio con il logotipo perché questo invece, è il modo particolare con cui sono tracciati i segni grafici del nome di una azienda (o di un prodotto). Spesso abbreviato in logo, altro non è quindi che la dicitura composta da caratteri originali e fortemente caratterizzanti. Anche in questo caso quindi, è errato parlare di logo se si utilizza semplicemente un qualsiasi carattere presente nel nostro computer.
(Per chi volesse approfondire l’argomento, tempo fa ho scritto un articolo specifico sul marchio).
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Monogrammi storici
Uno dei più antichi monogrammi è senz’altro quello di Cristo detto anche Chi Rho (Chrismon o Chrisma).
È un segno grafico generato dalla combinazione di lettere dell’alfabeto greco, che formano un’abbreviazione del nome di Gesù.
IV secolo, Museo Pio Cristiano (Musei Vaticani)
Retro moneta di Magnenzio (350-353)
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Il simbolo si compone di due grandi lettere sovrapposte, la X e la P. Corrispondono, rispettivamente, alla lettera greca χ (chi, che si legge kh, aspirata) e ρ (rho, che si legge r ).
Queste due lettere sono le iniziali della parola Χριστός (Khristòs), l’appellativo di Gesù che in greco significa unto e traduce l’ebraico messia.
Ai lati di queste due lettere, se ne trovano molto spesso altre due: α e ω (alfa e omega), prima ed ultima lettera dell’alfabeto greco che indicano il figlio di Dio come principio e fine del tutto. La scelta si rifà all’Apocalisse di Giovanni (21,6):
“Ecco sono compiute!
Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine“.
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Esempi di monete monogrammatiche
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La storia dei segni distintivi è un patrimonio inesauribile, tanto che già nella preistoria, quindi prima ancora che la scrittura facesse la sua apparizione, si trovano segni di identificazione individuale (o marchi) per contrassegnare oggetti d’uso quotidiano, il bestiame, il territorio o addirittura il cibo.
Carlo Magno, com’è noto, non sapeva scrivere, eppure utilizzava un bellissimo monogramma con cui autografava e sigillava i documenti e gli atti imperiali. Il simbolo del grande imperatore è molto elegante ed è costituito da una sintesi grafica del nome Karolus, basata in modo evidente sulla forma della croce. I quattro bracci corrispondono alle consonanti K, R, S, L e al centro si trovano aggregate le vocali A, O, U.
Questo splendido monogramma certosino, composto dalle lettere C A R [carthusia] ed intrecciato ad una croce latina, è il simbolo della Certosa di Padula (e non solo), emerge dalla facciata monumentale e si ripete un po’ ovunque nel monastero.
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Con l’avvento della stampa a caratteri mobili, i primi tipografi cominciarono ad usare i loro monogrammi per firmare i vari prodotti editoriali.
Contemporaneamente anche alcuni artisti iniziarono a firmare le loro opere con un monogramma. Uno dei più conosciuti è sicuramente quello del tedesco Albrecht Dürer (1471-1528), noto soprattutto per le sue splendide incisioni riconoscibili proprio per la presenza di una A molto squadrata che contiene al suo interno la lettera D.
Questo monogramma presenta un perfetto equilibrio tra bianchi e neri (o pieni e vuoti) con un’interpretazione geometrica della costruzione delle lettere molto originale.
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Perfino i collezionisti presero l’abitudine di contrassegnare con un proprio marchio monogrammatico i disegni e le stampe che raccoglievano. I più rispettosi lo apponevano discretamente in un angolo del disegno, oppure sul verso del foglio.
R.Cosway (1740-1821), Londra; Collezionista disegni e stampe
P. J. Mariette (1694-1774), Parigi; Collezionista disegni e stampe
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Monogramma A R
(Augustus Rex, il monogramma del Re) per le porcellane di Meissen (1720 circa)
Il monogramma, simbolo di identità personale e professionale, diventa garanzia per il pubblico che vuole avere la certezza di comprare un’opera materialmente realizzata da colui che firma. La sua funzione primaria quindi, non è essere letto ma essere riconosciuto come accade per i monogrammi già citati nel campo della moda, dell’arte ma anche dell’artigianato.
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Nel 1896 Galileo Chini apre a Firenze una manifattura, “L’Arte della ceramica”, il cui marchio è una melagrana stilizzata con il monogramma all’interno: la A al centro (Arte) la D a sinistra (della) la C a destra (ceramica) la F al centro dentro la A (Firenze)
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Gli esempi, come avrete notato, sono innumerevoli. I monogrammi più antichi in genere sono circoscritti da un cerchio, un quadrato o un triangolo. Forme a cui si fa riferimento ancora oggi per ideare marchi e monogrammi.
Mai mi ero soffermata sul significato del monogramma ben distinto dagli acronimi o sigle. Una buona carrellata , dagli esempi attuali nel campo della moda o riguardo alle iniziali di nomi di artisti, ai vari monogrammi storici, come il simbolo di Cristo.
Grazie, Anna Ornella Dell’Acqua, di questa interessante lezione ben corredata da esempi.
Non finisco mai di imparare!
Un caro saluto
Rosella
Grazie a te cara Rosella per aver letto il mio articolo. Un abbraccio e un caro saluto anche a te