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La Porta d’Onore
o arco trionfale è un’opera mastodontica
che misura 3,41×2,92 metri,
formata da ben 192 tavole xilografiche
stampate separatamente e poi riunite insieme.
L’Arco trionfale è una serie di 192 xilografie, databile tra il 1515 e il 1517 e conservata,
tra le migliori copie esistenti, nel Germanisches Nationalmuseum di Norimberga
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Nella primavera del 1512, l’imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano I d’Asburgo si fermò per più di due mesi a Norimberga ed ebbe modo di conoscere Dürer.
Per celebrare l’imperatore e il suo casato, l’artista concepì un’impresa mai vista fino ad allora, quella di una gigantesca xilografia, vera antesignana dei più moderni poster e uno dei più grandi esempi di Papiers peints che in quel periodo cominciarono a diventare di gran moda.
L’opera è composta da 192 matrici stampate separatamente e poi unite insieme per formare un grande arco trionfale, su cui sono illustrate storie di vita di Massimiliano I e dei suoi antenati, oltre a complesse figurazioni allegoriche.
Dürer dopo aver progettato l’intera opera, ne disegnò personalmente alcune parti, relative soprattutto alla decorazione architettonica, e sovraintese il lavoro di vari aiuti che ne disegnarono le restanti. Oltre a questo, l’intera opera richiese il contributo di eruditi, architetti e intagliatori.
La straordinaria impresa venne ricompensata con un beneficio annuo di cento fiorini che, per ordine di Massimiliano I, doveva essere corrisposto a Dürer dalla municipalità di Norimberga.
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Comprendere il significato di questa opera
Strumento decisivo per la comprensione dell’Arco è una lunga legenda in lingua germanica composta da Johannes Stabius e apposta sotto l’Arco per favorirne la comprensione.
Johannes Stabius, nome umanistico di Johann Stab (ca. 1468-1522), fu uno degli intellettuali più influenti e poliedrici della corte di Massimiliano I: astronomo e astrologo, matematico e geografo, si distinse anche come poeta e storiografo di corte.
lI termine Clavis (chiave di lettura) è il titolo con il quale il testo venne pubblicato per la prima volta nel 1610 e suddivide l’opera in 7 parti:
- La prima parte: le tre porte grandi visibili in basso;
- la seconda la parte: la grande torre, che sta sopra la grande porta mediana (o Porta dell’Onore);
- la terza parte: le raffigurazioni dei grandiosi avvenimenti e della fortuna dell’imperatore Massimiliano, disegnate nei riquadri superiori e inferiori al di sopra delle due porte piccole;
- la quarta parte: imperatori e re valorosi prediletti fra tutti gli altri, che attorniano i riquadri superiori;
- la quinta parte: parentele, alleanze e affinità, racchiuse nei riquadri inferiori;
- la sesta parte: le due torri che stanno alle estremita, della Porta dell’Onore, nelle quali sono illustrati «lodevoli esercizi dello spirito e utili attività […]»;
- la settima parte: gli ornamenti di questa Porta dell’Onore.
E in fronte, al di sopra delle vittorie, sui due lati del titolo della Porta dell’Onore, stanno due araldi con due trombe che chiamano tutti a raccolta e annunciano la maestà, l’onore, la nobile origine, la potenza, la parentela, le alleanze, e le imprese onorevoli di questa Porta dell’Onore, come vi sono concepite e descritte. Del pari, le porte o portali contengono, scritti, i titoli del loro significato. Ovvero, la grande porta mediana ha la maggior dignità ed è chiamata Porta dell’Onore e fa comprendere che l’onore è un compenso della virtù e della fama, e poiché l’imperatore Massimiliano ha compiuto molte imprese virtuose e gloriose, che sono qui in parte indicate, a lui è aperta ed eretta questa porta, che il suo imperiale animo ha percorso con grandi onori. […]
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Nasce la scrittura gotica Fraktur
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Per questa grandiosa opera, Massimiliano I fece progettare appositamente un nuovo carattere da Hieronymus Andreae (o Hieronymus Formschneider), disegnatore di caratteri, xilografo, editore e stampatore.
Tutti i testi incisi nella Porta d’Onore quindi, sono il primo esempio di scrittura gotica Fraktur che in breve tempo soppiantò le scritture Textualis e Schwabacher vigenti in quel periodo. Divenne talmente popolare che ne furono incisi una vasta gamma di tipi e rimase in uso nei paesi di lingua tedesca anche quando nell’Europa centrale si diffuse la scrittura Antiqua.
Per il suo fitto intreccio di parole, immagini e simboli, l’Arco trionfale o Porta dell’onore, è considerato difatti un oggetto culturale complesso.
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Un talento senza limiti
Una cosa è certa, quando mi trovo ad osservare un’opera di Dürer rimango incantata e starei le ore ad ammirare ogni singolo tratto con la lente di ingrandimento. La perfezione dei tratti non sembra umana. L’insieme delle linee con le quali con apparente semplicità riesce a suggerire atmosfere, suggestioni e carattere, mi incantano. La maestria con cui riesce a imprimere espressioni e temperamento ai suoi personaggi con dei semplici tratti è sconvolgente.
Albrecht Dürer col tempo infatti, riesce a portare la tecnica xilografica ai massimi livelli con dettagli davvero impressionanti. Alcune delle sue incisioni sembrano quasi animarsi tanta è la precisione dei tratti e la dinamicità che riesce ad imprimervi.
Per raggiungere questi livelli modificò quelle che erano le regole in uso nella xilografia che prevedevano semplici linee di contorno, per descrivere le forme, e una schematica disposizione interna di linee che servivano a definire ombreggiature e volumi.
Nelle sue opere invece, ogni singola linea varia in lunghezza e spessore in modo da definire oltre alla forma dei soggetti, anche luci e ombre.
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Albrecht Dürer (1471–1528), Autoritratto con pelliccia, 1500 – Alte Pinakothek, Monaco di Baviera.
Testo scritto sull’opera:
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Così io, Albrecht Dürer da Norimberga, sono riuscito a ritrarmi con colori caratteristici nei miei 28 anni