Un’inaspettata domenica novembrina con Sole
Siamo partite con l’idea di andare in centro a vedere una mostra ma poi, tra una battuta e l’altra, in pochi minuti, abbiamo deciso di andare da tutt’altra parte. E così, io e la mia amica Sole, siamo approdate a Villa Torlonia, in una bella e tiepida giornata di novembre che a pensarci ora, a distanza di pochi giorni, con il brusco calo delle temperature e le insistenti piogge, sembra quasi una favola.
Immersa nel verde, Villa Torlonia appare effettivamente come una piccola oasi, nel bel mezzo del caos capitolino.
Duilio Cambelotti
Nel prestigioso spazio del Casino dei Principi troviamo una sorprendente esposizione dedicata a Duilio Cambelotti: “Mito, sogno e realtà”.
Manifesti, bozzetti pubblicitari, copertine di riviste, filatelia, illustrazione, decorazione, ceramiche, piccoli bronzi, mobilio e molto altro, che ci aprono immediatamente le porte sul suo immaginario (sono oltre 230 opere).
Uno dei primi manifesti esposti, indica la data 1911 e lo osservo perplessa: non ci sono linee sinuose né decorazioni floreali tipiche dell’Art Decò e del Liberty ma aquile, fiere e maestose. Mi guardo intorno e in quel primo ambiente, solo il manifesto per la Spillmann sembra essere realizzato in quel tempo. Le aquile anticipano quelle che saranno le icone del fascismo, i bozzetti della Balilla sembrano la tipica réclame degli anni ’60, i personaggi illustrati in molte opere sono contadini, spesso ritratti con i loro strumenti di lavoro e non le eleganti donne borghesi a cui siamo abituati.
Non ci sono decorazioni, non ci sono donne fatali, non ci sono ghirlande di fiori ma in compenso nel manifesto per la rivista La Casa c’è una bella ghirlanda di spighe!
Difficile comprendere nell’immediato, una mostra così articolata e varia; difficile pensare che un artista abbia potuto fare tante cose, così diverse tra loro e che sia riuscito a farsi apprezzare rimanendo fuori dagli schemi del suo tempo.
Ma questa mostra racconta anche il suo universo progettuale: tantissimi i bozzetti presenti, eseguiti magistralmente, con tratti decisi ed eleganti. Quelli relativi alle vetrate sono tutti realizzati in modo accurato e minuzioso, con i soggetti perfettamente stilizzati e con una varietà cromatica incredibile.
La Casina delle Civette
Il nome dell’edificio deriva dalla presenza di una vetrata con due civette stilizzate tra tralci di edera, eseguita da Duilio Cambelotti nel 1914. Ma le civette sono anche il tema ricorrente nelle decorazioni e nel mobilio.
La Casina delle Civette attira immediatamente l’attenzione per la sua particolare struttura in stile Liberty e per i diversi materiali a vista con cui è rifinita che contrastano e ne sottolineano i volumi e le decorazioni.
Ma ciò che lo rende un edificio unico nel suo genere, è la presenza di tantissime vetrate legate a piombo, corredate da altrettanti bozzetti, tutti rigorosamente realizzati in modo impeccabile.
Le vetrate, filtrando i raggi del sole, creano degli ambienti davvero suggestivi, con splendidi giochi di luci, riflessi morbidi e iridati che aleggiano come in un sogno rendendo ogni vano, un luogo incantevole.
Ho lasciato parlare le immagini anche se poche e certamente non esaustive, ma non potevo non condividere tanta bellezza che scalda il cuore e allarga il sorriso. Dal Salottino dei Satiri, grazie Sole per questa bella foto!
Roma, 11 novembre 2018